Penso, dunque sono

  

Quante volte avete sentito questa affermazione? Immagino tante e forse sapete anche che è di un filosofo razionalista francese che in italiano prende il nome di Cartesio. Ma fermiamoci un attimo, cosa vuol dire? Cartesio parte da un presupposto che equipara il pensiero con l'essere. Lui sosteneva che noi pensiamo sempre e quindi esistiamo perchè pensiamo. Ma questa non è una verità assoluta, mi sembra che più che aver trovato le radici della verità, abbia trovato le radici dell'Ego! Se n'è accorto dopo 300 anni circa uno scrittore che tutti conosciamo, Jean Paul Sartre che ha osservato che se in noi ci fossero solo pensieri, non ci potremmo neanche accorgerci che stiamo pensando e cosa ancora più terribile è che saremmo costretti a identificarci con ogni pensiero che facciamo.

Ora, è vero che il pensiero crea la realtà, ma quando abbiamo pensieri negativi, possiamo anche scegliere di non identificarci con essi. L'intuizione di Sartre è molto più profonda di quanto pensiamo, perchè ci parla di uno stato nascente, oltre il subconscio, uno stato profondo dell'essere che si risveglia proprio quando smettiamo di identificarci con il pensiero. In oriente, il buddismo lo chiama ''illuminazione''. Ribaltando quindi l'assunto di Cartesio, potremmo dire invece che ''Sono, quindi penso'' E se proprio sono una persona consapevole e so lasciare andare le illusioni della mente, se non mi attacco alla mia sofferenza, la mia negatività, la lamentela, che troppo spesso ci culla come un mantra, allora posso predispormi ad un futuro sereno, anche se adesso non vivo un buon momento. L'importante è non dare troppa importanza alle forme del passato, proiettandoci sopra un futuro. Anzi, sapete cosa vi dico? Che l'unico passato che ha un senso, è ''il passato di verdure!''.

Come si fa a staccarsi poi dai pensieri, non è una cosa semplice, questo è certo. Magari ne parleremo ancora.

Antonella Cutolo



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