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Grammatica Italiana - abbreviazioni, accenti, apici, apostrofi
Abbreviazioni
Nei testi narrativi è bene limitare l'uso delle abbreviazioni, mentre in quelli di saggistica
e di varia se ne può fare un maggiore utilizzo, a patto che siano uniformi in tutto il testo.
Vanno ricordate due regole in particolare:
- quando l'abbreviazione è formata da due sole lettere seguite dal punto, non va posta alcuna spaziatura tra le lettere. Per esempio: d.C., f.t.
- per indicare il plurale si raddoppia la lettera finale dell'abbreviazione. Per esempio: artt. = articoli, pagg. = pagine.
Elenco delle abbreviazioni più frequentemente utilizzate:
a.C. = avanti Cristo
art. = articolo
artt. = articoli
art. cit. = articolo citato
cap. = capitolo
capp. = capitoli
ca = circa
cit. = citato
citt. = citati
col. = colonna
coll. = collana (ma anche colonne)
cfr. = confronta
d.C. = dopo Cristo
ecc. = eccetera
et al. = e altri (et alii)
fasc. = fascicolo
fig. = figura
f.t. = fuori testo
ibid. = nello stesso luogo, in questo stesso testo (ibidem)
id. = lo stesso autore; la stessa cosa (idem)
jr = junior
loc. cit. = nel luogo citato (loco citato)
ms. = manoscritto
mss. = manoscritti
n.d.c. oppure N.d.C = nota del curatore
n.d.r. oppure N.d.R. = nota del redattore
n.d.t. oppure N.d.T. = nota del traduttore
op. cit. = opera citata
opp. citt. = opere citate
p. oppure pag. = pagina
pp. oppure pagg. = pagine
par. = paragrafo
parr. = paragrafi
per es. oppure p. es. = per esempio
s. oppure sg. oppure seg. = seguente
ss. oppure sgg. oppure segg. = seguenti
sr = senior
tav. = tavola
tavv. = tavole
trad. cit. = traduzione citata
trad. it. = traduzione italiana
v. = verso
vv. = versi
vol. = volume
voll. = volumi
E' preferibile non mettere il punto dopo i monosillabi ca (circa), jr (junior)
e sr (senior) perchè sono delle contrazioni di una parola (soppressione delle lettere
poste tra la prima e l'ultima) e non veri e propri troncamenti o abbreviazioni.
E' bene non abbreviare la parola «vedi» per evitare confusioni con v. = verso.
Le sigle delle unità di misura non sono generalmente seguite dal punto finale.
Per esempio: cc (= centimetro cubo), cm (= centimetro), g (= grammo), h (= ora), kg (= chilogrammo),
km (= chilometro), l (= litro), m (= metro), min (= minuto), sec (= secondo), t (= tonnellata).
Gli autori biblici e i singoli libri della Bibbia sono generalmente abbreviati
con l'iniziale maiuscola seguita dalla prima consonante minuscola.
Per esempio: Ap (= Apocalisse), At (= Atti degli Apostoli), Eb (= Lettera agli Ebrei),
Ez (= Ezechiele), Gb (= Giobbe), Gn (= Genesi), Gs (= Giosuè), Gv (= Giovanni),
Lc (= Luca), Lv (= Levitico), Ml (= Malachia), Mc (Marco), Mt (= Matteo), Tb (= Tobia), Zc (= Zaccaria).
Gli elementi chimici si abbreviano con l'iniziale maiuscola e senza punto, per esempio: C (= Carbonio), Na (= sodio), S (= zolfo), Zn (= zinco).
Accenti
Le vocali a, i, o, u in fine di parola richiedono sempre
l'accento grave (à, ì, ò, ù).
La vocale e vuole invece l'accento acuto (é),
in finale di parola, nei seguenti casi: nella congiunzione ché,
in tutti i composti di che (allorché, fuorché, nonché
ecc.), nella terza persona singolare del passato
remoto di alcuni verbi (per esempio: poté), nei composti di
tre (ventitré, trentatré ecc.) e in
alcune singole parole ossia fé (forma tronca, e letteraria,
di fede), mercé, né,
nontiscordardimé, scimpanzé,
sé, testé, viceré.
L'accento è invece grave nelle parole
ahimè, caffè, cioè, è, piè, tè
e nelle parole straniere ormai entrate nell'uso della lingua italiana
(bignè, gilè ecc.)
e in alcuni nomi propri (Giosuè, Noè ecc.).
Per quanto riguarda le espressioni sé stesso e
sé medesimo, possono essere scritte anche senza accento
(se stesso, se medesimo).
La terza persona singolare dell'indicativo presente del verbo dare
si scrive con l'accento (dà),
mentre va scritto con l'apostrofo l'imperativo (da')
e senza accento la prima persona singolare
dell'indicativo presente (do).
Per quanto invece riguarda il verbo fare, non si accenta
la terza persona singolare
dell'indicativo presente (fa) e si apostrofa l'imperativo (fa').
La terza persona singolare dell'indicativo presente del verbo
essere va sempre accentata, anche quando è maiuscola (È),
e non apostrofata (E').
Può essere utile indicare l'accento all'interno di alcune parole, per evitare confusione tra termini omografi.
Per esempio: àncora-ancòra, sùbito-subìto, princìpi-prìncipi.
Ormai antiquato l'uso dell'accento circonflesso (per esempio, principî e varî, ai quali sono preferibili le forme principi,
o princìpi se si vogliono evitare ambiguità, e vari).
Per quanto infine concerne le lingue straniere, in spagnolo l'accento è
sempre acuto (á, é, í, ó, ú)
e va posto anche quando la parola è scritta in maiuscolo o in maiuscoletto, in francese è
consigliabile evitare di accentare le parole che iniziano con la é quando sono scritte in maiuscolo (per esempio, Ecole),
mentre va ricordato che inglese e tedesco non contemplano accenti.
Apici
Sono caratteri posti al di sopra della base della riga, generalmente a destra di un altro carattere.
Vanno scritti in un corpo inferiore a quello del testo e sono tipici delle espressioni matematiche
(per esempio: e = mc² ; m/s²) e delle formule chimiche.
Apostrofi
In primo luogo, l'apostrofo è il segno grafico che indica
l'elisione della vocale finale
di una parola quando la parola successiva inizia anch'essa per vocale.
È bene evitare l'apostrofo alla fine della riga,
è pertanto sconsigliata una forma come la seguente:
dell' | automobile, mentre sono corrette
del-l'automobile o dell'au-tomobile.
Altresì da evitare la forma della | automobile.
È preferibile evitare l'apostrofo davanti all'articolo
plurale maschile gli, per esempio si scriverà
gli inglesi e non gl'inglesi, gli imperatori e non gl'imperatori.
L'apostrofo va invece posto per evitare cacofonie
(per esempio: l'ho anziché lo ho o la ho)
e in alcune formule stereotipate (anch'egli, anch'esso, c'è, c'erano, d'altra parte, d'altro canto, d'ora in avanti, d'ora in poi ecc.).
Non si apostrofano mai tal e qual, per cui si scriverà, ad esempio, qual è, tal altro, tal era ecc.
L'apostrofo segnala anche il troncamento di una sillaba finale.
Per esempio: po' (un po' di caffè),
mo' (a mo' di scudo),
be' (interiezione), di', da', fa', sta'
(imperativi dei verbi dire, dare, fare, stare).
Inoltre l'apostrofo può indicare anche l'aferesi, ossia la caduta della vocale iniziale o della sillaba iniziale di una parola.
Per esempio: 'sto per questo.
L'apostrofo è di frequente usato anche in alcune datazioni
(per esempio: il '600, l'800, gli anni '70).
Va però evitato l'utilizzo di due apostrofi di seguito:
non si scriverà pertanto, per esempio,
i pittori dell''800 ma i pittori dell'800.
Evitare anche - in una data composta da due elementi e unita dal trattino -
di porre l'apostrofo davanti al secondo elemento,
per cui si sconsigliano forme quali
la guerra del '39-'45 o la guerra del 1939-'45;
sono preferibili invece la guerra del '39-45 o la guerra del 1939-45.
a cura di Alessandro