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Grammatica Italiana - citazioni, corsivo, d eufonica, date
Citazioni
Le citazioni sono generalmente riportate tra virgolette basse (« »)
- dette anche caporali o francesi - nello stesso corpo e nello stesso carattere
del testo. È fondamentale che per ogni citazione venga indicata con precisione
la sua fonte (libro, testo di una canzone, battuta di un film ecc.).
La fonte può essere indicata in nota (a piè di pagina o a fine capitolo,
oppure ancora alla fine del testo) oppure - nel caso non siano previste note -
alla fine della citazione stessa, tra parentesi tonde.
Se si vuole omettere una parte di una citazione, ciò andrè indicato
con i tre puntini di sospensione racchiusi tra parentesi quadre: [...].
Allo stesso modo, tutto quello che non fa parte della citazione (commenti, spiegazioni ecc.),
pur trovandosi tra le virgolette basse della citazione, va posto tra parentesi quadre.
Nel caso in cui si debba inserire una parola, una locuzione o un'espressione tra virgolette,
trovandoci all'interno di una citazione già posta tra virgolette basse, si dovrà
ricorrere alle virgolette alte (" ") - dette anche inglesi - e poi, eventualmente, agli apici (' ').
Nel caso di citazione in lingua straniera è bene che essa sia riportata nella
lingua originale, con relativa traduzione in italiano in nota.
Per una maggiore evidenziazione, la citazione in lingua straniera può anche
essere trascritta in corsivo, e in questo caso si possono omettere le virgolette di
apertura e di chiusura. È comunque corretto lasciarla in tondo
(specialmente se troppo lunghe), essendo sufficiente metterla tra virgolette alte
per marcare uno stacco dal resto del testo.
Un'altra possibilità consiste nel riportare la citazione in un corpo più piccolo,
staccata - prima e dopo - da una riga bianca (o da una mezza riga) rispetto al testo
principale e con entrambi i margini rientrati rispetto a questo.
Se si adotta questa soluzione risultano ovviamente superflue le virgolette di apertura e di chiusura.
Corsivo
Serve per evidenziare particolari elementi che si staccano dal resto del testo.
Si utilizza nei seguenti casi:
- Per i titoli di libri, film, poesie, opere teatrali e musicali, quadri, sculture, dischi, canzoni, programmi televisivi ecc.
- Per le parole o le espressioni straniere non ancora entrate completamente nell'uso comune della lingua italiana (overtime, wedding planner, fashion design ecc.)
- Per i nomi propri di aerei, navi, treni (Boeing, Jumbo; Rex, Queen Mary; Eurostar, Frecciarossa)
- Per i termini o le locuzioni in latino (idem, ibidem, infra, ipso facto, condicio sine qua non ecc.)
- Quando si vuole porre enfasi su una o più parole in particolare (l'importante non è vincere, ma partecipare; le vocali a, i, o, u in fine di parola richiedono sempre l'accento grave) o quando si vuole mettere in evidenza un esempio nell'ambito di una spiegazione (non si apostrofano mai tal e qual, per cui si scriverà, ad esempio, qual è, tal altro, tal era ecc.).
Nei manuali specialistici, è consigliabile lasciare in tondo i termini stranieri che ricorrono con una certa frequenza (per esempio policy in un testo di scienza politica, social network in un testo di sociologia ecc.).
D eufonica
Si introduce la d eufonica per evitare cacofonie.
Le forme ad e ed si utilizzano solamente davanti a parole che iniziano con la stessa vocale
(ad ammettere, ed estetico), mentre è consigliabile evitare l'uso di od, in qualsiasi caso.
Non si utilizza la d eufonica nei seguenti casi:
- Quando la parola che segue comincia per ad o per ed (non riusciva a addormentarsi è preferibile a non riusciva ad addormentarsi, mentre in vendita presso bar e edicole è da preferirsi a in vendita presso bar ed edicole)
- Quando la parola successiva è slegata da ciò che la precede, per esempio perché è in corsivo o tra virgolette (scrisse una critica favorevole a Arancia meccanica; quella vicenda mi ha insegnato ad «andare con i piedi di piombo»)
- Quando la parola che segue è preceduta da una virgola (entrò in area e, evitato anche il portiere, depositò la palla in rete).
Date
Nelle date complete il giorno e l'anno si scrivono generalmente in cifre arabe,
mentre il mese in lettere e con l'iniziale minuscola (14 giugno 1982).
Il primo giorno del mese si scrive con l'ordinale (1º agosto 1977).
In alcuni ambiti tecnici - per esempio nei bilanci o in riferimento alla pubblicazione di una legge -
anche il mese può essere indicato in cifre.
In questi contesti i numeri saranno separati da un punto oppure da una barra
obliqua (14.6.1982 oppure 14/6/1982).
I decenni del XX secolo sono di norma indicati in lettere con l'iniziale maiuscola,
mentre la parola «anni» che li precede è generalmente scritta con l'iniziale minuscola:
gli anni Quaranta, gli anni Novanta. È accettata anche la forma gli anni '40,
gli anni '90 (vedi anche sotto Apostrofi).
I secoli vanno scritti di preferenza in numero romano maiuscolo o maiuscoletto,
seguiti dalla parola «secolo» o dall'abbreviazione «sec.»
(XV secolo o XV sec.; oppure XV secolo o xv sec.).
Nel caso si debba specificare se il secolo in questione è avanti Cristo o dopo Cristo,
l'abbreviazione relativa (a.C. o d.C.) andrà posta dopo il numero e non si porrà alcuna
spaziatura tra le lettere dell'abbreviazione (vedi anche sotto Abbreviazioni), mentre la
parola secolo (o la sua abbreviazione sec.) andrà collocata prima del numero.
Si scriverà perciò, per esempio: secolo V a.C. e non V secolo a.C.
I secoli possono essere scritti anche in lettere con l'iniziale maiuscola
(il Novecento, il Seicento) oppure in cifre arabe - solo le ultime tre -
precedute dall'apostrofo: il '900, il '600 (vedi anche sotto Apostrofi).
Anche alcuni determinati periodi storici sono di norma scritti con
l'iniziale maiuscola: il Risorgimento, la Restaurazione, l'Illuminismo,
il Neolitico (ma: l'età neolitica) ecc.
a cura di Alessandro