Il Divo
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Paolo Sorrentino ha recentemente ricevuto il Premio della Giuria al festival del Cinema di Cannes per il suo film centrato sulla figura di Giulio Andreotti.
La scena inizia con l’elenco di una serie di attentati e omicidi compiuti in Italia dal 1969 al 1984 (quali ad esempio la stage di Piazza Fontana, l'attentato del giornalista Mino Pecorelli, del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, il sequestro di Aldo Moro) per cui si delinea una responsabilità ed una conoscenza di Giulio Andreotti su tutti questi eventi delittuosi.
Egli assume la responsabilità di una pratica del Male che è servita a preservare, difendere, promuovere il Bene.Siamo agli inzi degli anni '90 è Andreotti è al suo settimo mandato alla Presidenza del Consiglio, è da quarant'anni al potere e lavora incessantemente per mantenerlo; infatti è per il gusto
del potere che ha lavorato in tutti quegli anni, non si è arricchito.
Le scene inquadrano una vita domestica e familiare modesta, dove lui è attanagliato da una feroce emicrania in un appartamento oridinario se pur nel centro di Roma. Impressionante è il suo rapporto di leader induscusso ed onnipotente all'interno della sua corrente di partito, attorniato com'è da figure losche e sinistre.
E' sicuramente un fim complesso, nell'intento del regita di toccare temi tanto sensibili della nostra storia recente, dove la figura più nota di tutta la storia repubblicana,
milioni di volte caricaturizzata per le sue inconfondibili caratteristiche fisiche, ci appare per la prima volta nella sua enigmatica dimensione umana, in cui appare solo nel vivere la sua affollatissima esistenza, non è presente alcuna forma di calore e umanità, ma tanto cinismo e freddezza.
Sorrentino esegue una regia magistrale, compone immagini, muove la macchina e monta le sequenze come nessun altro sa fare; Toni Servillo è bravo nel calarsi nel il personaggio nell'evidenziare i suoi vizi e suoi comportamenti, la conseguenza è una caricatura d'effetto.
Lo consiglio a tutti gli spettatori italiani perchè è un film che non vi lascerà indifferenti, la nostra realtà attuale è la conseguenza di quello che è stata la cosiddetta Prima Repubblica, periodo che va dal dopoguerra fino a tangentopoli
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